Fondo Granzotto


— Il Fondo Granzotto, a cura di Renzo Toffoli
Nell’anno 2009 il comune di Motta di Livenza è stato beneficiato di un importante lascito da parte degli eredi del prof. Agostino Granzotto, musicista trevigiano scomparso da qualche anno. Tali eredi hanno ritenuto di donare l’intero archivio musicale del loro congiunto al comune mottense per il fatto che, oltre ad un migliaio di partiture di vario genere, erano conservate le trascrizioni di circa un centinaio di composizioni di Andrea Luchesi, che Granzotto trascrisse dai manoscritti provenienti da una ventina di biblioteche d’Italia, d’Europa e degli Stati Uniti d’America.
Con l’obiettivo di valorizzare le musiche di questo importante musicista, rendendole fruibili ad un pubblico vasto ed interessato, il Comune di Motta di Livenza ha depositato il fondo presso la prestigiosa sede della nostra Fondazione Ada e Antonio Giacomini.
Il lascito è stato accettato con delibera del Consiglio Comunale n. 36 del 30 ottobre 2009 nella quale viene anche deliberato di depositare e custodire questo archivio storico presso i locali del Museo della Fondazione Ada e Antonio Giacomini.
Mancando i file originali del programma “Finale” con il quale il M° Granzotto ha realizzato la revisione delle musiche di Luchesi, ci preme avvisare che il materiale cartaceo potrebbe, talvolta, presentare alcuni errori sotto l’aspetto melodico e/o armonico; si consiglia pertanto che il direttore d’orchestra, prima delle prove d’assieme, effettui un controllo preliminare sia della partitura sia delle parti staccate. Infine, si chiede che il nome del m° Agostino Granzotto, revisore dell’opera di Luchesi, venga sempre riportato sia sui programmi di sala sia sui programmi musicali SIAE da compilarsi a cura del direttore dell’esecuzione.
Granzotto Agostino è nato a Treviso il 05/05/1939, ha dedicato tutta la sua vita alla musica, da bambino cominciò a giocare con un violino di fortuna regalatogli da uno zio.
Diplomatosi in violino nel 1961 già nel 1962 entra nell’orchestra “I pomeriggi musicali” di Milano, poi in quella Comunale di Treviso, Padova e in seguito suonerà con la Fenice di Venezia.
Dal 1964 al 1977 è insegnante di violino e musica di insieme al Manzato. Negli anni a seguire ricoprirà questi ruoli e sarà anche Direttore Artistico all’Istituto musicale “Albinoni” di Spresiano.
Negli anni 70 dirige il coro “Alpes” di Oderzo; all’inizio il coro è solo maschile, e poi introdurrà anche le voci femminili dando vita al coro polifonico misto.
Contemporaneamente negli stessi anni 70, si fa conoscere nel trevigiano suonando con il Quartetto di Treviso composto da: Ermanno Agostini (violino), Natalino Casellato (viola), Paolo Crespan (violoncello)
Nel 1975 viene premiato con la medaglia d’oro dall’E.N.A.L. entrando così nell’albo d’oro dei Benemeriti.
Dal 1987 al 1996 dirige la “Corale Sartori” di Spresiano.
Era dedito alla riscoperta e alla rivalutazione delle opere del musicista trevigiano Andrea Luchesi, coevo di Mozart, credendo che questi avesse avuto un ruolo fondamentale nella formazione artistica di musicisti come Mozart stesso, Haydn e Beethoven.
Impressionava infatti, come questo artista, avesse rivestito sin dalla giovane età ruoli di fondamentale prestigio, e avesse creato splendide musiche commissionategli dalle più prestigiose personalità dell’epoca. Come molti altri musicisti però, anche Luchesi fu molto apprezzato dai suoi contemporanei per poi cadere nel dimenticatoio dei posteri.


Curriculum artistico
Violinista, direttore artistico e di coro.
Come violinista ha privilegiato il repertorio cameristico (duo, trio,quartetto) con numerosi concerti e registrazioni.
Ha suonato con varie orchestre tra cui: “I Pomeriggi Musicali” e “L’Angelicum” di Milano, “ La Fenice” di Venezia, “I Solisti Veneti”, Radio Montecarlo, Radio Lubiana, ecc.
Contemporaneamente, ha svolto una intensa attività didattica rispettivamente presso i Conservatori di Rovigo, Monopoli (Bari), e “A. Steffani” a Castelfranco Veneto.
Si è dedicato allo studio della composizione e direzione d’orchestra presso la Scuola di musica Verdi di Milano, perfezionandosi sulla tecnica interpretativa vocale e strumentale.
Nel campo della musica corale annovera un’ampia partecipazione a concerti, rassegne, concorsi nazionali ed internazionali, registrazioni radiofoniche e televisivi nazionali ed estere.
Ha fatto parte del Consiglio direttivo dell’USCI Nazionale (Unione Società Corali Italiane) e della Commissione Artistica dell’ASAC.
Contemporaneamente alla direzione della Corale “Luigi Sartori” ha diretto anche, sin dalla sua costituzione, l’Orchestra “Andrea Luchesi” di Spresiano. Con le direzioni di queste orchestre, ha tenuto concerti in Italia e all’estero. Ha registrato alcuni CD ,uno dei quali inciso dalla RS di Udine e uscito con la rivista “APPLAUSI”, contenente delle musiche inedite del compositore veneto Andrea Luchesi.
Di buona parte delle musiche di Luchesi né è revisore e trascrittore.
Andrea (Luca) Luchesi
(Motta di Livenza 23 maggio 1741 – Bonn 21 marzo 1801)
Organista, compositore, kappellmeister e librettista. Figlio di Domino Pietro, grossista di granaglie, e di Madama Catterina Gottardi, Andrea Luchesi nasce a Motta di Livenza il 23 maggio 1741 alle tre di notte (la sua casa, demolita in seguito all’alluvione del ’66, era situata in piazza Luzzatti, di fronte al municipio e adiacente il vecchio Stallo). Muore a Bonn, dove si è svolta la maggior parte della sua attività musicale, non ancora sessantenne, il primo giorno di primavera del 1801. Ultimo di undici fratelli tra i quali don Matteo, organista del Duomo di Motta e pubblico precettore, è da lui che riceve un’articolata preparazione culturale. Il fratello lo istruisce altresì all’uso della tastiera e a quindici anni può così recarsi a Venezia dove importanti personaggi di allora gli impartiscono lezioni di composizione. Completerà poi gli studi nell’ambiente galuppiano con il concorso della seconda viola marciana Domenico Gallo e del primo organista Ferdinando Bertoni. Coltiva anche rapporti di perfezionamento con padre Vallotti, maestro di cappella a Padova presso la basilica di Sant’Antonio, e col conte Giordano Riccati di Treviso. Appena ventenne subentra a Bertoni quale esaminatore per la concessione della patente di sonador e con lo stesso divide incarichi di insegnamento e composizione. Le condizioni agiate, la discendenza dai nobili Lucchesi (nella variante con doppia “c”) e la protezione del patrizio veneto N.H. Morosini gli consentono la frequentazione dell’ambiente aristocratico veneziano dove opera più che altro in forma dilettantistica (nell’accezione alta del termine). All’attività di esecutore si aggiunge quella di direttore teatrale e, a soli 23 anni, produce il suo primo lavoro, rimasto anonimo: Serenata per il duca di York. Due anni dopo esordisce, adoperando il nom de plume Luchesi, con l’opera L’isola della fortuna al teatro di corte di Vienna, opera poi replicata a Venezia e Lisbona. In quel periodo scrive l’oratorio latino Sacer trialogus di cui è probabilmente autore anche del libretto e inaugura l’organo grande della Basilica del Santo di Padova. Nel 1770 è a Verona con altri valenti musicisti locali per la festa dell’Incoronazione della Vergine del Popolo. A metà esatta della sua esistenza conosce i Mozart che rimangono conquistati da un suo concerto adottandolo a lungo nella loro scuola di Salisburgo (secondo alcuni storici le due celebrità dell’epoca in realtà se ne appropriano, in virtù del fatto che Luchesi avrebbe a un dato punto avuto il divieto di firmarsi almeno fino a quando fosse rimasto al servizio del principe elettore. Pare avesse usufruito anche Joseph Haydn di certuni passaggi del compositore mottense e più tardi addirittura Beethoven il quale involontariamente avrebbe orecchiato una breve sequenza di note finita poi nello straconosciuto Inno alla Gioia). Maestro di cemballo ovvero “compositore ed esecutore celebre alla tastiera” è comunque la definizione che Leopold, padre di Wolfgang Amadeus, dà dell’artista mottense. E a questo punto l’Europa s’accorge di questo figlio della Livenza e della campagna nordorientale d’Italia. Con un contratto triennale viene ufficialmente incaricato dal succitato principe elettore di Colonia Maximilian Friedrich della ristrutturazione della cappella di Bonn con il titolo di maestro di cappella personale. La carica, vacante per la morte di Ludwig van Beethoven senior (nonno del genio universalmente riconosciuto), è talmente ben esercitata da Luchesi (per altro destando una certa invidia nel padre dell’artefice della Nona il quale avrebbe desiderato per sé quell’ambita incombenza), che il suo operato sarà ricordato come il mai più eguagliato triennio d’oro del teatro di Bonn. C’è però da sottolineare che egli diviene contemporaneamente suddito del principe, quindi con uno stipendio equiparato a quello di un locale, dimezzato cioè rispetto a quello degli stranieri. A quarantadue anni ottiene il permesso di rimpatriare per dirigere la sua prima opera seria Ademira. Durante quell’assenza è sostituito all’organo dal suo giovane allievo Ludwig Van Beethoven. L’anno successivo ritorna a Bonn dove pur essendo nominato Consigliere titolare, il suo prestigio declina. Nel 1794, con la partenza della Corte da Bonn e l’occupazione dei francesi il suo reddito si azzera e con esso svanisce il sogno di fondare una propria scuola. Una piccola pensione gli viene pagata con sempre maggior irregolarità fino all’emissione di un certificato di indigenza. Muore neanche tre anni e mezzo dopo, negletto e impoverito malgrado la sua musica sia stata eseguita presso i Gesuiti di Bonn almeno fino agli anni trenta del diciannovesimo secolo. A quasi due secoli dalla morte vengono ritrovate in America delle sue partiture, riconducibili a lavori teatrali, sacri o strumentali.


